Come compositore, Pelazza appartenne alla generazione antecedente alla riforma del Movimento Ceciliano, nato a Milano nel 1880, che dagli anni ’90 del XIX secolo in poi avrebbe rivoluzionato la scrittura musicale sacra: pertanto, nella sua opera organistica si avverte innanzitutto l’influenza della grande musica operistica italiana ottocentesca, da Rossini al Verdi della Trilogia popolare.
Se su questo orientamento influì certamente la personalità di Giovanni Cagliero, bisogna però dire che fin dalle composizioni del periodo romanese, le prime che ci sono attestate, Pelazza sviluppa un linguaggio autonomo, che fonde gli influssi operistici con altre suggestioni, provenienti sia dagli autori italiani di musica strumentale (Rolla, Briccialdi e Bolzoni su tutti), sia da autori d’Oltralpe quali gli Strauss, Suppé, Nicolai, Offenbach: l’influsso del valzer viennese e dell’Opéra-Comique francese contribuirono ad arricchire lo stile musicale di Pelazza, individuandolo nettamente rispetto a quello non solo di Cagliero, ma anche di altri compositori coevi del Nord Italia, quali Rossi, Bodro o Ferrua. Brani come Per dopo l’Epistola o Per il Postcommunio della Messa in Re o la Polka finale della Messa in Do, oltre a ben esemplificare quanto si va dicendo, costituiscono dei veri gioielli nel loro genere.
Contenuto:
Suonata N. 1 Allegro sinfonico
Suonata N. 2 Suonata caratteristica in Re maggiore
Suonata N. 3 Suonata in Do maggiore
Suonata N. 4 Suonata in Mib maggiore
Suonata N. 5 Adagio in La maggiore
Suonata N. 6 Marcia finale in Fa maggiore
Suonata N. 7 Marcia finale in Sol maggiore
Suonata N. 8 Adagio per l'elevazione
Suonata N. 9 Suonata in Fa maggiore
Suonata N. 10 Polka finale in Fa maggiore
Suonata N. 11 Adagio in Sol maggiore
Suonata N. 12 Suonata in Do maggiore