La produzione organistica di M. E. Bossi è cospicua e particolarmente interessante, rivelatrice in tutta la sua estensione di una costante cura nella proprietà della scrittura strumentale.
Sono pochi i compositori all’inizio del secolo che ricercano un genere di composizione intimamente legata alla natura dell’organo, tenendo presente le sue caratteristiche sonore, le sue risorse tecniche, riuscendo a mantenere l’equilibrio tra pura ispirazione musicale e realizzazione strumentale.
Le opere per organo di Bossi sono circa un centinaio (comprendenti anche le trascrizioni), raccolte in 31 numeri d’opera.
E tutto questo tenendo conto che la notorietà goduta in vita dagli eccellenti esecutori, va spesso a scapito della loro opera o nel migliore dei casi, si afferma la tendenza, a prendere in considerazione solo la produzione riguardante lo strumento in cui essi si sono distinti come concertisti. Analizzando la produzione organistica di Bossi, si può affermare che in essa sono chiari i segni di una scrittura organistica di prim’ordine, unita a pregi armonici e formali di pari valore; rientrano altresì nell’ordine dei meriti che Bossi ebbe verso la cultura musicale italiana, le sue trascrizioni, le opere didattiche e gli scritti teorici.
L’ “Impromptu” (pubblicato in questa collana al n. 137) venne composto a Napoli nel 1891, secondo
l’elenco delle opere di Bossi, esso si colloca come numero di chiusura dell’opera 49, comprendente nei primi due numeri i ben noti Scherzi in fa maggiore e sol minore, mentre il brano qui pubblicato dal titolo “Scherzo”, non è altro che il terzo movimento della “Sinfonia tematica”, abbozzo di un ampio lavoro mai realizzato.